Il pianoforte è uno strumento musicale a corde, munito di una tastiera e di due o tre pedali, che produce suoni attraverso la percussione delle corde operata da martelletti che a loro volta vengono azionati da tasti. Si compone oltreché della cordiera, della tastiera e dei pedali, di una cassa acustica e della meccanica. La cassa è di legno e può essere a coda o verticale. La cordiera è composta da un telaio in ghisa sul quale sono tese le corde, metalliche, e da una tavola armonica, di legno, che rinforza il suono. La meccanica è il vero cuore del pianoforte. E' composta da un sistema di leve che trasmette il movimento da ogni singolo tasto al martelletto, che a sua volta va a colpire la corda per farla risuonare; il sistema è stato modificato continuamente nel corso dei secoli e la sua realizzazione ha richiesto molto tempo.
Il primo pianoforte fu costruito nei primi anni del XVIII secolo dall'italiano Bartolomeo Cristofori (1655-1732), un liutaio, riparatore e accordatore di strumenti musicali vissuto a Firenze, presso la corte di Ferdinando de' Medici, a partire dal 1690.
L'idea di produrre uno strumento a tastiera che unisse le caratteristiche dei preesistenti clavicordo e clavicembalo era nell'aria: occorreva uno strumento che avesse un suono forte e prolungato, di cui si potesse controllare l'intensità per venire incontro alle esigenze espressive della musica dell'epoca.
Il francese Jean Marius (sec. XVIII) propose all'Accademia delle Scienze di Francia nel 1716 ben tre progetti di clavicembalo azionato da martelli, ma non riuscì a realizzarne nessuno. La meccanica dei martelletti prese quasi certamente ispirazione dal dulcimer o salterio tedesco, uno strumento in cui le corde, tese sopra una cassa armonica, sono percosse a mano da due martelletti, come nello xilofono. Il pianoforte si basa sullo stesso principio, con la differenza che i martelletti non sono due, ma un'intera serie (uno per corda o per ordine di corde) e sono azionati da tasti-leva controllati dalle dita.
In un periodo in cui tutti i costruttori di clavicembali cercavano di migliorare il suono dei propri strumenti, tre inventori ebbero in realtà la stessa idea indipendentemente l'uno dall'altro: oltre a Cristofori e a Marius, anche il tedesco Christoph G. Schröter (1699-1782) nel 1717 progettò e realizzò un pianoforte. Schröter sottopose il suo strumento al re di Sassonia nel 1721, dichiarando che l'idea dei martelletti gli era venuta proprio ascoltando un concerto di salterio, ma il re non capì l'importanza dell'invenzione.
Un altro tedesco, Gottfried Silbermann (1683-1753), costruttore di organi a Freiberg, in Sassonia, intraprese la costruzione di pianoforti e applicò la meccanica di Schröter già nel 1728. Il suo strumento non piacque del tutto al grande Johann S. Bach (1685-1750), che lo trovò duro, ma ne gradì la sonorità. Silbermann, confortato dagli apprezzamenti, proseguì nel suo intento; dopo essere entrato in possesso della meccanica di Cristofori, produsse intorno al 1747 pianoforti per il re di Prussia, Federico II di Hohenzollern detto il Grande, attribuendosi la paternità dell'idea.
L'invenzione del pianoforte dev'essere comunque accreditata a Cristofori. Una pubblicazione del 1711 contiene un disegno della meccanica a martelletti di Cristofori, che lui aveva completato già nel 1707 e usato comunque nel suo primo strumento, il "gravicembalo col piano e col forte", risalente forse già al 1702. Cristofori costruì il pianoforte definitivo solo nel 1720, con notevoli miglioramenti rispetto al modello originario: il sistema dello scappamento, che permette al martelletto di ritornare indietro dopo aver colpito la corda, indipendentemente dal ritorno del tasto in riposo; lo smorzatore, un feltro poggiato sulla corda che si solleva quando il tasto viene abbassato e ricade soffocando la corda quando il tasto ritorna in riposo. Con questo meccanismo si poteva suonare un "pianissimo" o un "fortissimo", cosa impossibile da farsi su clavicordo o clavicembalo.
Le continue richieste di strumenti più sonori e resistenti da parte dei musicisti portarono i costruttori a un progressivo miglioramento della meccanica e delle altre parti del piano. A differenza del violino, che era già perfetto alla sua apparizione, il pianoforte ha avuto bisogno di più di duecento anni prima di raggiungere una stabilità.
Georg F. Händel (1685-1759), Franz J. Haydn (1732-1809) e Wolfgang A. Mozart (1756-1791) erano soddisfatti anche dal clavicordo e dal clavicembalo, mentre Bach, che amava la potenza dell'organo, sentì il bisogno di uno strumento con un suono intenso: fu proprio lui a spingere Silbermann a costruire pianoforti migliori. Pur avendolo inizialmente criticato, Bach credette molto nel pianoforte; gli dedicò, infatti, alcune pagine della sua musica e per dare un impulso decisivo a Silbermann le eseguì in pubblico, riscuotendo la generale approvazione.
In seguito furono i grandi virtuosi dell'Ottocento a stimolare la crescita dello strumento. Ludwig van Beethoven (1770-1827) chiese un allargamento della tastiera del pianoforte; Nannette Stein-Streicher (1769-1833), una donna appartenente a una vera e propria dinastia di costruttori di pianoforti, gliene fornì una di sei ottave e mezza, accontentando in parte il maestro.
Franz Liszt (1811-1886), pianista e compositore ungherese, era il terrore di tutti i costruttori: aveva bisogno di due pianoforti a coda per concerto, poiché suonava con tale energia da far perdere rapidamente l'intonazione ai migliori strumenti. Soltanto con le strutture più solide dei grandi fabbricanti Steinway, Bösendorfer e Ibach, Liszt riuscì a trovare strumenti adeguati.
Il piano era destinato ad acquisire un ruolo primario nella vita musicale: la sua versatilità ne ha fatto un ottimo strumento da solista, da concerto, o di accompagnamento. Inoltre è diventato lo strumento di lavoro dei compositori di ogni genere di musica. Tutti i grandi musicisti vissuti fra Ottocento e Novecento hanno scritto molta musica per pianoforte, contribuendo così a uno stupefacente sviluppo dello stile pianistico.
Nel Novecento, esaurite le possibilità più convenzionali del pianoforte, si sono cercate soluzioni originali. Henry Dixon Cowell (1897-1965), pianista, compositore e critico americano, ha introdotto a partire dagli anni Trenta il cluster, una tecnica che consiste nel suonare numerosi tasti con l'intera mano o con l'avambraccio. Sempre a Cowell si deve la prima sperimentazione dell'esecuzione diretta sulle corde, tecnica poi sviluppata da John Cage (n. 1912), che inventò anche il "pianoforte preparato", dove il timbro e l'altezza del suono sono modificati inserendo tra le corde oggetti di vario genere.
Per quanto riguarda la storia della musica nel XX secolo, non bisogna dimenticare l'importanza che il pianoforte ha avuto nel jazz e nella musica leggera. Lo stile jazzistico del piano risale alla fine dell'Ottocento, quando nasce il ragtime, una marcia sincopata. Il piano jazz si è poi evoluto; ha mantenuto il suo carattere ritmico, ma ha assimilato anche influenze diverse, tra cui quelle classiche.